GRAFIA VENETA UNITARIA

Manuale a cura della Giunta regionale del Veneto

(Presentazione di Ettore Beggiato Assessore regione Veneto Emigrazione, Enti locali e Diritti Civili)

Nella primavera scorsa gli amici della "Fondazione Serafinense di Cultura" di Serafina Correa (Rio Grande do Sul - Brasile), cittadina diventata ormai famosa per il festival che si svolge nell'ultima settimana di luglio e nel quale il Veneto è stato dichiarato lingua ufficiale, mi scrissero per auspicare una mia iniziativa al fine di arrivare alla formulazione di una grafia veneta unificata, ignari sicuramente del fatto che già nel lontano gennaio del 1989 avevo presentato una proposta di legge dal titolo "Istituzione della commissione regionale per la normalizzazione della grafia veneta".

Sempre nella primavera del 1994 la sesta commissione del Consiglio Regionale aveva esaminato le due proposte di legge giacenti in Consiglio: la n. 109 del primo ottobre 1991, presentata dallo scrivente e che riprendeva quanto proposto nel gennaio '89, e la n. 247 presentata il 29 gennaio 1993 dai consiglieri Comencini, Marin, Gobbo, Cabrini e avente per oggetto "Studio e valorizzazione della lingua veneta". La commissione aveva positivamente valutato il contenuto delle due proposte suggerendo però di passare attraverso una delibera di Giunta piuttosto di prevedere una legge specifica.

Ecco allora la nomina di questa nuova commissione scientifica prevista dalla delibera del 14/9/1994, coordinata dal Prof. Manlio Cortelazzo e rappresentativa del mondo dell'università, dell'editoria, della pubblicistica, dell'associazionismo culturale. A tutti mi membri della commissione un ringraziamento particolarmente caloroso per la passione e la convinzione con le quali hanno portato a termine il non facile lavoro, che diventa la sintesi ideale fra le aspettative dei veneti nel mondo e la forte richiesta di associazioni, di studiosi, d'insegnanti, di scrittori della nostra Regione, di una grafia unitaria della lingua veneta al fine di facilitarne la diffusione.

La lingua veneta, infatti, è praticamente assente dai mezzi di comunicazione di massa; ciò nonostante la parlata veneta è quotidianamente usata dalla stragrande maggioranza del nostro popolo in tutti gli ambienti e a tutti i livelli.

Radicalmente diversa è la situazione per quanto riguarda il veneto scritto.

Sono già passati oltre quindici anni da quando lo stesso prof. Cortelazzo scriveva nella sua prima "Guida ai dialetti veneti: "Un problema permanente e dispendiosamente risolto con soluzioni individuali è quello della trascrizione dei testi dialettali, sia a livello scientifico, sia per un uso più corrente"; né, purtroppo, il sistema di trascrizione suggerito dallo stesso Professore, né quello adottato da altri (in particolare dalla Società Filologica Veneta) hanno avuto la sperata diffusione, dando così ulteriormente fiato a che sostiene l'impossibilità di stabilire l'uso di una lingua veneta scritta vista la molteplicità dei "dialetti" veneti.

Estremamente significativo in questo contesto quanto sostiene l'autorevole professore di linguistica romanza dell'Università di Salisburgo, Hans Goebl:

"Pretendere che la poliformìa dialettale di una data regione impedisca la genesi e, ulteriormente, l'uso regolare di una lingua scritta altamente standardizzata è storicamente bensì scientificamente erroneo. Tutte le grandi lingue scritte europee (tanto neolatine quanto germaniche e slave) sono nate, di fronte al latino medievale monomorfico e standardizzato, in una forma dapprima polimorfica: In antico francese (dai Giuramenti di Strasburgo fino al secolo XIV) per "acqua si scriveva, indistintamente secondo le regioni e le abitudini degli amanuensi, iaue, eaue, eau, ecc. E, fatto strano e inconcepibile per capi contemporanei, questa polimorfia lessicale non ostacolava in nessuna maniera l'univoca e generale comprensione dei testi scritti in tutte le parti del territorio francofono. Oggi la lingua francese è perfettamente standardizzata e si serve dell'unica forma eau. Ciò nonostante i dialetti francesi tuttora viventi conservano i tipi iaue, eue ecc.

Tutte le lingue minori in via di emancipazione culturale e/o politica debbono trascorrere lo stesso processo evolutivo. Siccome il piemontese (il veneto nel nostro caso ) scritto dispone di una tradizione multisecolare e, perciò, ha trascorso più della metà del suddetto processo evolutivo verso la standardizzazione definita, non vedo, in quanto linguista, dialettologo e romanista, quali ostacoli potrebbero opporsi al continuarsi della emancipazione linguistica e sociolinguistica del piemontese (veneto) scritto, tranne quelli politici".

E, considerando come la normalizzazione della grafia veneta sia un momento importantissimo della riappropriazione dell'identità culturale veneta, si capisce tutto il significato di quel "tranne ostacoli politici".

La presente iniziativa va anche nella direzione tracciata da numerosi documenti a livello comunitario.

Nella risoluzione adottata il 16 marzo 1988 il Consiglio d'Europa afferma nel preambolo della "Carta Europea delle lingue regionali o minoritarie", "il diritto delle popolazioni ad esprimersi nelle loro lingue regionali o minoritarie nell'ambito della loro vita privata e sociale costituisce un "diritto imprescrittibile" e più avanti "la difesa e il rafforzamento delle lingue regionali o minoritarie nei vari paesi e nelle varie regione d'Europa, lungi dal costituire un ostacolo alle lingue nazionali, rappresentano un contributo importante all'edificazione di un'Europa basata sui principi di democrazia e di diversità culturale".

E' auspicabile quindi che questi ultimi anni che ci separano dal secondo millennio diventino gli anni della tutela, dello sviluppo e della promozione delle lingue e delle culture regionali senza naturalmente che questo pregiudichi il processo di integrazione europea né la facilità di contatti fra i singoli popoli.

Anzi, gli stati più avanzati e rispettosi dei diritti delle minoranze hanno capito che quando un popolo è cosciente della propria identità, è più disponibile alla comprensione delle culture altrui, è più rispettoso delle caratteristiche e delle peculiarità degli altri popoli, è meno portato a misurare la civiltà o l'inciviltà altrui sul proprio metro, così che di fatto è vaccinato contro il virus del razzismo.

"Conosci te stesso e rispetta gli altri" è la filosofia che ispira questa iniziativa, questa proposta.

Concludo - non senza prima aver citato l'autorevolissimo Roland Breton che nella sua "Geografia delle lingue" denuncia: "Una lingua che non viene insegnata è una lingua che viene uccisa, tanto più quando al suo posto se ne insegna un'altra" - con una poesia del poeta siciliano Ignazio Buttitta:

 

Un populu

mittitilu a catina

spugghiatilu

attuppatici a vucca,

è ancora libiru.

 

Livatici u travagghiu

u passaportu

a tavola unni mancia

u letto unni dormi,

è ancora riccu.

 

Un populu,

diventa poviru e servu,

quannu ci arrobbanu a lingua

addutata di patri:

è persu pi sempri.

Marzo 1995

Un popolo

mettetelo in catena

spogliatelo

tappategli la bocca,

è ancora libero.

 

Toglieteli il lavoro

il passaporto

la tavola dove mangia

il letto dove dorme,

è ancora ricco.

 

Un popolo,

diventa povero e servo,

quando gli rubano la lingua

avuta in dote dai padri:

è perso per sempre.

 

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