L'IDEA FEDERALISTA NEL VENETO

Una delle accuse più frequenti nei confronti di chi, fin dai primi anni ‘80, cercò di diffondere gli ideali autonomisti e federalisti, fu quella di portare avanti delle idee che non avevano una storia alle spalle e quindi totalmente estranee alla realtà veneta. 
L’idea federalista invece, per quanto riguarda la nostra regione, ha una notevole tradizione anche se poco conosciuta e valorizzata. La battaglia federalista, per l’autogoverno, ha nobilissimi precursori a partire da Daniele Manin e Nicolò Tommaseo, artefici di quell'ultimo periodo di autogoverno che fu per il nostro popolo la Repubblica Veneta del 1848-49, un periodo storico che continua ad essere praticamente sconosciuto, ignorato dai più, e proprio per questo ho presentato in regione una proposta

di legge al fine di valorizzare adeguatamente il centocinquantesimo anniversario che ricorre l’anno prossimo. 
Non si capisce perché per le cinque giornate cinque di Milano continuano a scorrere fiumi di inchiostro e ci sono perfino ricostruzioni televisive, mentre per la rivoluzione Veneta che durò dal marzo del 48 all'agosto del 49 c'è l'oblio quasi assoluto. 

Illuminante per capire gli scopi di questa rivoluzione l’intervista che lo storico inglese Nassau William Senior fece a Daniele Manin. 

Alla precisa domanda "Qual’erano i veri obiettivi dell’insurrezione veneziana", Manin risponde testualmente: 

"Preferivamo essere una Repubblica indipendente confederata con gli altri stati italiani". 

Per non parlare del Dalmata Nicolò Tommaseo nativo di Sebenico, che pronunciò il luglio 1848 un famoso discorso irriducibilmente contrario alla fusione col Piemonte. 

E come non ricordare Alberto Mario, nativo di Lendinara, garibaldino convinto, tanto da partecipare alla spedizione dei mille (ah, gli errori della gioventù.....) e che, qualche anno dopo arrivava a scrivere: "E la centralizzazione sta tutta racchiusa nel legislatore unico e nella legge unica in cotanta diversità di popoli, di tradizione, di genio, di linguaggio, di interessi, di costumi, di civiltà. Or come la stessa legge civile e penale e finanziaria e comunale e di sicurezza pubblica e di lavori pubblici può adattarsi alla Basilicata e alla Toscana, alla Val di Mazzara e alla Venezia, alle popolazioni dell’Appennino calabrese e alla montagna di Pistoia?" 

Ma anche la figura di Alberto Mario; coerente con i propri ideali repubblicani fino al punto di rifiutare l'entrata nel parlamento per non giurare fedeltà alla monarchia (proprio come Carlo Cattaneo), continua ad essere poco conosciuta. 

Ancora più sconosciuta l'opera e l'idea di Pier Eugenio Alberi nato a Padova nel 1807, storico, di cui si ricordano le raccolte dei "Dispacci degli Ambasciatori Veneti al Senato durante il XVI secolo" e nel 1860 "L'Italia - federalista": neoguelfo e fervente sostenitore del progetto di Napoleone III finalizzato a costruire la federazione in Italia. 

Né le istanze federaliste si placano con l'annessione del Veneto all’ltalia nel 1866. Anzi, appena ventitrè anni dopo, nel 1889 Ferruccio Macola, direttore della Gazzetta di Venezia, propone di costituire una federazione politica regionale. 

"Se potesse realizzarsi il sogno di Marco Minghetti e di Alberto Mario, il Veneto sarebbe la regione che certamente ne risentirebbe maggiori vantaggi della sua autonomia." 

E dopo aver denunciato la situazione di stampo colonialista nella quale si era venuto a trovare il Veneto (tra i veneti nessun ministro, nessun segretario generale, nessun generale ecc.) il Macola conclude con: "La federazione veneta ha lo scopo di tutelare efficacemente con i mezzi di cui può disporre, gli interessi della regione, troppe volte trascurati". 

Si arriva così al nostro secolo, e la figura di Silvio Trentin, giurista e costituzionalista nobilita in maniera limpidissima l'idea federalista. 

E' Norberto Bobbio a sottolinearlo: "L'originalità del pensiero federalista di Trentin, o se vogliamo la sua caratteristica sta nel muoversi nella direzione del federalismo interno molto più che in quella del federalismo esterno". 

E' singolare che, proprio come Alberto Mario, anche Silvio Trentin all'inizio elabori tesi centraliste. E' egli stesso a sottolinearlo, con una onestà intellettuale sconosciuta a tanti politici odierni: "Confesso che, anch'io per un momento ho creduto all’esistenza e all’autorità di una siffatta legge secondo cui il tipo di Stato semplice - unitario attua il perfetto equilibrio". 

Nel 1943 esule antifascista in Francia, Silvio Trentin, scrive il manifesto "Liberer et federer" (Liberare e Federare), ed elabora una bozza di costituzione federalista nella quale dichiara: "L'Italia è una repubblica federale e rivendica, in questa sua qualità, il titolo di membro fondatore della Repubblica europea. 

La Repubblica federale italiana è una collettività di regioni autonome e ogni singola regione costituisce, alla sua volta, un ordine federale. 

Ciascun cittadino della Repubblica federale gode, oltre alla nazionalità italiana, cittadinanza di una delle Regioni della Repubblica." 

Tocca alla nostra generazione far si che il sogno chiamato autogoverno del Veneto si realizzi. 

E mai come adesso questo obiettivo è alla nostra portata. 

 

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