Si può sapere quanti sono i pentiti ospitati nel Veneto?

Eva Klotz, battagliera consigliere regionale sudtirolese, è stata recentemente denunciata dalla procura di Bolzano per aver chiesto ai suoi concittadini di denunciare la presenza di «pentiti» nella città sudtirolese. Il tutto era stato innescato dalla clamorosa protesta di un pentito che, naturalmente all’insaputa di tutti, soggiornava a Bolzano. Fonti solitamente ben informate parlano di un numero variabile dai 35 ai 60 pentiti «ospiti» nella sola Bolzano. Ma quanti sono questi pentiti? Il ministero dell’Interno parla di 1.148 «collaboratori di giustizia» ai quali vanno aggiunti 4.125 familiari. L’ultima relazione del ministero segnalava che negli ultimi sei mesi si erano avuti ben 61 reati commessi da questi «angioletti». Alla loro protezione sono addetti la bellezza di 32 mila agenti di scorta (sì, avete letto bene: 32 mila).
E nel Veneto? Per quanto riguarda i pentiti, il Veneto è la rappresentazione vivente delle tre scimmiette: nessuno vede, nessuno sente, nessuno parla. Salvo poi leggere che il pentito delle toghe corrotte di Messina, Santi Timpani, era stato ospitato a Padova, guarda un po’; salvo leggere che la parente di un pentito viene coinvolta in un fatto di cronaca nera a Vicenza, guarda un po’...
D’altra parte il Veneto è sempre stato considerato da Roma la colonia penale d’Italia. Qualcuno si ricorda, vent’anni fa, quanti confinati ci mandarono dall’Italia? Qualcuno si ricorda di Totuccio Contorno, Salvatore Badalamenti, Gaetano Fidanzati, Antonino Duca, Leonardo Greco ecc.? Qualcuno si ricorda il salto di qualità della criminalità di alcune zone del nostro Veneto (penso alla riviera del Brenta) provocato dal continuo invio di «pecorelle smarrite» nelle nostre comunità? Qualcuno si ricorda di Verona diventata la «Bangkok d’Europa» grazie al continuo invio di soggiornanti che svilupparono in maniera impressionante il mercato della droga?
Qualcuno si ricorda dei potenti dell’epoca che prima davano dei razzisti a chi come il sottoscritto copriva il Veneto con i manifesti «Alt all’invio di mafiosi nel Veneto» e che poi diventarono i paladini della battaglia contro una legge che stava infestando il Veneto di mafiosi, camorristi e ’ndranghettari? E la situazione è ancora più pericolosa rispetto al soggiorno obbligato: i soggiornanti si sapeva quanti fossero, venivano inviati in piccoli comuni dove comunque c’era la caserma dei carabinieri; i «collaboratori di giustizia» non sappiamo quanti sono, dove sono, cosa fanno. Dobbiamo solo ringraziare lo Stato italiano per averli mandati in mezzo a noi.
Incapacità, irresponsabilità o peggio da parte delle strutture di questo Stato nel non capire che con provvedimenti del genere non si risolve nulla, e che anzi c’è il rischio, se non la certezza di penetrazione di nuova criminalità nelle nostre comunità? È possibile accettare così passivamente provvedimenti che hanno una pericolosità sociale altissima?

Ettore Beggiato

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